Questo metallo di post-transizione argenteo e malleabile, che non si ossida facilmente all’aria e resiste alla corrosione, si usa in molte leghe e per ricoprire altri metalli più vulnerabili alla corrosione. Lo stagno si ottiene soprattutto dalla cassiterite, un minerale in cui è presente sotto forma di ossido, e dalla stannite. Lo stagno ha impieghi diversificati anche se non vastissimi. Non viene quasi mai utilizzato puro (perché troppo tenero) ma quasi sempre in lega con altri metalli. Un’importante applicazione dello stagno, che assorbe circa il 35% dei consumi totali, è quella della stagnatura superficiale protettiva di leghe ferrose (latta) e di altri metalli. La stagnatura, che viene realizzata con il solo stagno o con leghe contenenti anche zinco, cadmio o nichel, può venire eseguita sia per immersione nel metallo fuso sia per via elettrolitica da soluzioni alcaline (è il processo più impiegato). Alcuni sali organici vengono usati in agricoltura come anticrittogamici e come alghicidi nelle risaie. Numerosi composti organici dello stagno sono impiegati come stabilizzatori per materie plastiche, in particolare per pvc. Anche in sintesi organica sono state trovate applicazioni per alcuni composti organometallici contenenti stagno, come il dibutil stagno ossido o l’idruro di tributilstagno, un agente riducente le cui reazioni di riduzione decorrono con meccanismo radicalico.
IMBALLO: fusti da 25 Kg.